giovedì 18 ottobre 2012

La disfatta di Reggio.

Avevo ricominciato a correre da pochi  mesi quando la fredda mattina del 10 dicembre 2006
(0°C alle 9.00)
mi misi diligentemente dietro alla linea di partenza della maratona del Tricolore,
 in quel di Reggio Emilia.
Oltrepassare il destino maledetto che pochi mesi prima aveva portato via mio figlio Alberto,
tornando a macinare chilometri su chilometri,..
erano le motivazioni-cardine della partecipazione a quella 42 chilometri.
(....)
La preparazione atletico-mentale alla gara 
transitò attraverso passaggi intermedi che conoscevo a memoria
(lunghi, medi, resistenza, velocità..)
e dei quali mi fidavo ciecamente.
Il 4 novembre precedente corsi anche un'altra maratona
(Calderara di Reno)
in compagnia del fraterno Hoppy (alias Roberto),..ritmi blandissimi,.......
e ne ricavai sensazioni più che discrete.
...
Si,.... decisi che a Reggio Emilia
avrei corso per la vita e per tornare quello di sempre....

 
Impostai il ritmo corsa sul filo dei 4'13''- 4'15''/km.
Da quasi subito (circa il 10° km)
mi trovai nel gruppone che seguiva i pacer's delle 3 ore......
...e fra una chiacchera e l'altra varcammo
serenamente il gonfiabile posto ai 21097 metri di gara
(1h 29' 30'',....da manuale).
(...)
Conoscevo bene sia il percorso
(avevo corso la maratona del Tricolore nel 1998 e '99)
che il paesaggio tutt' attorno che scorreva fluido e amico...
Bellissima la campagna reggiana e
squisito il cortese ed appassionato calore di quella gente unica....
(...)
La fatica iniziò però a farsi sentire sin dal fatidico 24°chilometro allorchè
il tracciato compiva un paio di importanti variazioni di direzione e pendenza.
Compresi all'istante che avevo poca benzina e che quel giorno non avrei combinato nulla di buono...
....tuttavia, incredibilmente, riuscii a mantenere il ritmo prestabilito
 sin quasi al 35° chilometro..
(...)
Poi, mastodontico e opprimente, ........il nulla.
...
Nel giro di poche decine di metri la stanchezza ebbe il sopravvento e i crampi mi impedirono
di correre come speravo e (quasi) anche di trascinarmi malamente....
Facevo fatica anche ad alimentarmi e a bere.
Percorsi gli ultimi 7195 metri in 40 minuti...

(foto tratta da www.podisti.net)
 

Attraversai la linea d'arrivo (3h 10') e impiegaii una buona mezz'ora per recuperare
lucidità e riprendere a muovermi decorosamente:
acido lattico, fame, disidratazione e freddo mi avevano azzerato.
Soltanto alla maratona di Firenze, 11 anni prima, avevo patito così tanto...
...ma questa volta tutto si spiegava ed
ogni impossibile falcata aveva un' indiscussa malefica origine.
...
Nonostante tutto ero riuscito a concludere la corsa sulle mie gambe
e probabilmente questo mi indusse a riprendere a scommettere
sulla voglia di andare avanti..
Ancora e nonostate tutto.
...
Allora come oggi.

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