Anno 2000, anno importante,..il primo del nuovo millennio, il primo dopo un MILLENNIUM BAG che fece ridere anche i polli (...).
Con l'eterno amico Roberto avevo deciso di (ri)preparare la Venice Marathon per migliorare il "suo crono" fatto registrare l'anno prima e porre le basi per "sparare" una maratona "veloce" da lì a fine anno.
Tutto bene, tutto regolare....fino a dieci giorni prima della gara, allorché l'amico dovette issare bandiera bianca difronte ad un insopportabile dolore al ginocchio destro (sovraccarico, scorretta postura, scarpe usurate, ...boh..).
Mi trovai spiazzato ; avevo il pettorale già in tasca e tanta voglia di correre in compagnia, ma mi sentivo addosso una preparazione un pò approssimativa, in pieno divenire (buona per una 3h 15' - 3h 20') e, soprattutto, avevo la mente assolutamente sgombra-vuota da stimoli/stress importanti...
Buttai "ogni cosa" oltre dubbi ed ostacoli e quella fresca e luminosissima domenica 22 ottobre scattaii al via di quella storica edizione (almeno per me).
Mi ritrovai a correre a poco più di 4' 05''/km e imputai quel ritmo da "fenomeno" al nervosismo espolso improvvisamente quella mattina ad 11°C; transitaii a metà gara sul piede dell'ora e ventisette minuti (e qualche manciata di secondi) e mai come quel giorno ebbi l'assoluta certezza di correre in condizioni climatiche da sogno.
Per un attimo pensai di rallentare ed accontentarmi di terminare sotto alle 3 ore ma, sul celeberrimo Ponte della Libertà, anzichè sbattere il naso contro il muro della fatica ,....leggiadramente lo cavalcai e passai sotto al traguardo posto in riva sette martiri a Venezia pochi secondi oltre le 2h e 53' di corsa.
Incredibile.
Sono passati undici anni e tanta parte della vita mi é passata sopra, sradicando da questo mondo Alberto, papà, alcuni amici, sapori, leggerezze...Tanto é accaduto e tantissimo é mutato d'aspetto e conformazione. La splendida fatica di quella maratona rimase a lungo l'appiglio (quasi inarrivabile) a cui anelavo nei momenti di disperazione più cupa e insopportabile e, col senno di poi, comprendo quanto abbia concorso a mantenermi vivo.
Ecco perché tra meno di 60 ore tornerò a correre nuovamente su quelle strade incantate dal destino.
A domani.
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